Diverse opinioni
sbagliate sono riferite alla produzione dell’ acido lattico, in particolare al
fatto che si verifichi o meno durante un determinato impegno, al suo timing o
ai fattori che ne determinano l’entità.
Molti
tecnici sportivi, con una lunga esperienza con gli atleti, continuano ad avere
alcune convinzioni errate sull’acido lattico; in qualche caso le idee confuse
le hanno anche i medici dello sport e persino i ricercatori che si occupano di
attività fisica.
Molti
atleti e addetti ai lavori credono, per esempio, che i dolori muscolari
presenti nei giorni successivi ad un certo impegno (quelli indicati con
l’acronimo DOMS: Delayed Onset
Muscle Soreness) dipendano dalla permanenza dell’acido lattico, quando, invece,
la concentrazione di tale sostanza, anche nel caso che sia stata prodotta in
quantità molto elevate, torna ai livelli basali al massimo dopo poche decine di
minuti.
Alcuni
allenatori, inoltre, sono convinti ancora oggi che l’acido lattico sia esclusivamente
dannoso per l’atleta dal momento che una sua elevata produzione determina una
ridotta efficienza dei muscoli; non si rendono conto che la presenza nei
muscoli e nel sangue di tale sostanza indica semmai che c’è stato un vantaggio
per la prestazione, poiché è stata prodotta e messa a disposizione dei muscoli
una certa quantità di energia (energia glicolitica) che è all’incirca tanto
maggiore quanto più elevata è la quantità di acido lattico prodotta.
Diverse
altre opinioni sbagliate sono riferite alla produzione dell’acido lattico, in
particolare al fatto che si verifichi o meno in un determinato impegno, al suo
timing o ai fattori che ne determinano l’entità.
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